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Direttiva UE Case Green. Quali immobili vanno rinnovati?

31/01/2023 - Alessandro Alberta

Da diverse settimane è in corso un dibattito dai toni piuttosto accesi su un testo dell’Unione Europea che sembrerebbe costringere la maggioranza dei proprietari di immobili in Italia a pesanti interventi di ammodernamento entro il 2030.

E’ proprio così? In questo articolo, cercheremo di fare un po’ di ordine sul tema e sulle classi energetiche in generale.

Di che documento si tratta?

Iniziamo subito con il chiarire che nulla è stato ancora deciso. La direttiva, infatti, è ancora in fase di discussione presso il Parlamento Europeo e potrà ancora subire modifiche. Il dibattito in corso si basa quindi sulla direzione legislativa che il documento potrebbe prendere, non che ha già preso.

Direttiva e Regolamento

Inoltre, è di estrema importanza sottolineare la differenza tra una direttiva e un regolamento. Mentre quest’ultimo si applica direttamente nella legislazione degli Stati membri dell’Unione Europea dopo la sua entrata in vigore, la direttiva fissa solo un obiettivo. Spetta poi ai singoli stati membri adattare l’obiettivo alle peculiarità del proprio ordinamento giuridico. In altre parole, le direttive UE fissano il fine ma lasciano il mezzo agli Stati.

Fit for 55 e Classi Energetiche

La direttiva in questione si colloca nel contesto di Fit for 55 (Pronti per il 55%), un programma che ha l'obiettivo di ridurre le emissioni nocive del 55% entro il 2030 partendo dal dato del 1990. Il peso percentuale degli immobili a livello di emissioni totali è del 35-40%, una soglia quindi decisamente alta.

In Italia, è stato deciso di creare 10 classi energetiche, dalla A (divisa in 4 classi: dalla migliore A4 alla peggiore A1) alla G. Visitando il sito del SIAPE (Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica), è possibile farsi un’idea del peso percentuale attuale delle singole classi.

Più della metà a rischio

Anche se siamo abituati a vedere annunci pubblicitari che parlano di Classe A in quanto riferiti a nuove costruzioni, il quadro dell’Italia nel suo insieme è di sostanziale arretratezza. Più di un terzo degli immobili appartiene infatti alla Classe G, la peggiore, e più della metà degli immobili è potenzialmente a rischio.

I parametri fissati al momento dalla direttiva UE, infatti, fissano come livello di efficienza energetica minima la Classe E.

C’è da preoccuparsi?

Se questo scenario può destare preoccupazione, alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa da Ciarán Cuffe (relatore del progetto presso il Parlamento Europeo) durante le ultime settimane hanno però rasserenato un po' gli animi.

Innanzitutto, la data del 2030 riguarda gli immobili non residenziali. Quelli residenziali e di edilizia sociale avranno tempo fino al 2033 (e forse anche oltre). Ricco anche l'elenco delle eccezioni. Gli immobili storici e quelli protetti sono esclusi. Stesso discorso per le seconde case.

Continuerà, inoltre, ad essere permessa la compravendita di qualsiasi tipo di immobile, anche se fuori dai parametri di efficienza energetica. Infine, l’atteggiamento degli organismi UE sarà di ampia flessibilità in relazione alle peculiarità nazionali.

Osservatorio Immobiliare Nazionale Settore Urbano 2021

Scorrendo il testo dell’Osservatorio Immobiliare Nazionale Settore Urbano 2021, emergono diversi dati e spunti di riflessione interessanti.

Si evidenzia innanzitutto un paese diviso in due. Mentre nelle grandi città e nelle zone più benestanti più di un terzo delle compravendite riguarda le Classi A e B, in quelle periferiche e meno benestanti l'80% delle transazioni immobiliari riguarda le Classi E, F e G.

Dai dati raccolti emerge inoltre che solo un quarto degli acquirenti ha una scarsa percezione dell'importanza dell'efficienza energetica. Il livello di conoscenza è quindi almeno sufficiente.

Ciò che poi finisce per scoraggiare l'acquirente è, come facilmente immaginabile, la disponibilità di spesa. In altre parole, per potersi permettere l'immobile desiderato si finisce per scendere di una o più classi energetiche.

Conclusione

In sintesi, l’Italia sarà sicuramente costretta ad intraprendere un processo di modernizzazione del proprio parco immobiliare ma l’iter probabilmente non sarà così doloroso come alcune voci allarmiste delle ultime settimane potrebbero far ipotizzare. Non dimentichiamo, poi, che un adeguamento energetico apporta benefici ambientali per tutti.

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